Nei mesi recenti New York ha superato altre città “globali” come Londra e Tokyo per quanto riguarda il volume di affari in transazioni immobiliari.
E presto potrebbe diventare ancora più facile per investitori stranieri che vogliano comprare un pezzo della grande mela. La proposta di legge chiamata: “Real Estate Investment and Jobs Act of 2013”, che è attualmente in discussione e spinta da diversi membri del congresso incluso il Newyorchese Joseph Crowley, introdurrebbe una tassazione agevolata per entità straniere che investono negli Stati Uniti.
Nel corso dei decenni le aziende straniere che investono a New York City hanno modificato le loro strategie per adattarsi al mercato, per esempio, post crisi finanziaria.
Il maggior incremento d’interesse ed investimenti è venuto dall’Asia (sia da parte di fondi privati che di fondi istituzionali). Si è passati infatti da investimenti per un totale di circa $200 milioni nel 2010 a circa $1,36 miliardi nel 2012, secondo dati RCA. Durante lo stesso periodo, investitori provenienti dall’Australia e certe zone dell’Europa, in particolare la Germania, hanno diminuito la loro quota d’investimenti nella Grande Mela.
La tendenza generale è quella di investitori stranieri che hanno cominciato a comprare direttamente l’immobile o finanziare direttamente un progetto di costruzione, piuttosto che affidarsi ad un investment trust od un grande fondo come per esempio Blackstone Group.
Questi investimenti diretti sono volti ad avere un maggior controllo sul destino dell’affare e delle proprie finanze.
A parte l’Asia, altre zone del mondo sono tornate alla ribalta comprando fette di New York City.
La Norvegia, con il suo fondo d’investimenti statale (Norwegian Government Pension Fund Global), ha comprato la scorsa primavera due prestigiosi palazzi adibiti ad uffici: 470 Park Avenue South e 475 Fifth Avenue, per $660 milioni in joint venture con il fondo TIAA-CREF, in un affare che ha incluso altre proprietà a Boston e Washington D.C.
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2013